Tommaso Bernabeo, la passione per il teatro e l'amore per Ortona

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CULTURA INTERVISTE

Tommaso Bernabeo, Ortona e il teatro nel cuore

Tommaso Bernabeo

Ortona è una città molto viva sotto il profilo culturale; il teatro in particolare è estremamente attivo. Abbiamo intervistato Tommaso Bernabeo, un attore che custodisce il Sacro Fuoco dell’arte e un sincero amore per Ortona.

Tommaso, come e perché nasce la passione per il Teatro?

«Da quando avevo otto anni. Ero un bambino molto chiuso, timido, vivevo in un mondo mio e non socializzavo tanto. Per questo ero anche bullizzato. Ricordo all’oratorio il parroco di allora, mentre giocavo, mi chiese se volevo fare una piccola parte in un testo che non ricordo, ma che parlava di animali. Accettai senza esitazione, anche stupendomi dell’istintiva risposta. Notai, io tranquillamente altri in modo più plateale, che sul palco riuscivo a liberare la Bestia che avevo dentro. Potevo comunicare tutto quello che non riuscivo a fare nella mia vita di tutti i giorni. In quel momento ho iniziato a preferire la finzione vera del palcoscenico alla vera bugia della realtà».

Nel tuo curriculum artistico tanta recitazione, ma anche insegnamento e regia. Quale ruolo senti più tuo?

«Sono diverse e complementari, perché toccano i tre punti cardini del mio essere: la recitazione con l’anima, la regia col cervello e l’insegnamento con il mio cuore. Recitare significa permettere al mio spirito di giocare con abiti diversi, come i bambini che si fingono grandi davanti lo specchio. Dirigere significa incanalare i miei pensieri caotici in un caos organizzato che è lo spettacolo ( non per niente, amo l’incomprensibile poetico come resa registica), insegnare è aumentare il mio cuore vedendo i talenti in erba diventare grandi e autonomi, diventare loro stessi divinità in senso nietzschiano. Rispondendo alla domanda, dipende dal momento. Ora, forse, il mio spirito bussa più forte».

Tommaso Bernabeo - Primo Piano

Sei passato dal teatro più classico, Shakespeare e Moliere tra gli altri, al musical a pièce contemporanee. Quale preferisci?

«Sarebbe scontato rispondere la prosa, avendo studiato con Sabatino Ciocca che mi ha insegnato buona parte di quello che so adesso. Senza contare la commedia dell’arte, fatta con Stefano Angelucci Marino, Paolo Diodato, Giuliano Bonanni, altro grande ramo del teatro che mi ha regalato tante soddisfazioni. Il fatto è che preferisco tutti, ma non per non far torto a nessuno, bensì perché tutti hanno il nucleo della recitazione che più amo: la costruzione di personaggi, la creazione di nuovi esseri da rendere più veri delle persone che ci circondano. L’obiettivo della mia vita è annientare la mia vita per dar posto a centinaia di altre. In fin dei conti, è un atteggiamento umanitario».

La cosa più strana che ti è capitata in scena?

«Viviamo nel mondo delle meraviglie, il palcoscenico intendo. Le stranezze superano le normalità. Sono successe tante cose. Una che ricordo con piacere, la prima, è una versione de L’Avaro in commedia dell’arte fatta ad Ortona quasi un decennio fa con la compagnia del Teatro del Sangro. Doveva durare un’ora scarsa, ma si è estesa fino ad arrivare ad un’ora e mezza. Tutta improvvisazione con il pubblico, di noi attori con gli spettatori, alcuni miei familiari che stavano al gioco. Non esistevano più attori e spettatori.  Ricordo di essermi divertito tantissimo non solo ad infrangere la quarta parete ma a demolire anche le restanti. E poi c’era mio padre, che è venuto a mancare anni fa. Un ricordo magico, un Teatro fatto di energie, spiriti e gioco. Gioco soprattutto, perché fare Teatro vuol dire continuare ad essere bambini consapevoli di star giocando seriamente».

Tommaso Bernabeo - Il Teatro

La più grande soddisfazione e la più grande delusione finora.

«La più grande soddisfazione è sicuramente essere riuscito a fare questo nella vita, lottando contro alcuni e arrivando testardo fino alla fine. La più grande delusione: non essermi spinto oltre, non aver provato situazioni diverse teatralmente parlando a causa della mia grande autocritica che mi bloccava in passato».

Si può vivere di Teatro? O fai anche altro nella vita?

«Faccio solamente questo. Anche perché in un Paese normale dovrebbe essere considerato un lavoro a tutti gli effetti, e non solo un hobby. Ci vivo dignitosamente, e non riuscirei a fare nient’altro. Mi piace l’odore dell’arte al mattino, se mi permetti di storpiare una famosa citazione. Certo è che i tempi sono cambiati: quindici anni fa, quando mi sono diplomato alla Scuola di Recitazione del Teatro Marrucino, tutto era più facile. Oggi l’arte è quasi vista come un ostacolo al bene comune. Poi però tutti hanno fame di spettacoli, di mostre, di concerti. E’ strana, l’Italia».

Tommaso Bernabeo e Ortona: quanto sei legato alla nostra piccola e bella città?

«Molto. Non è un caso che sto collaborando in pianta stabile con l’Ass. Amici del Teatro “ P. Vanni”, fatta da amici e colleghi talentuosi e umani. Perché il senso dell’umano e della fratellanza a Teatro dovrebbe essere una base solida, non è un caso che si parla di compagnia teatrale. Ritornando ad Ortona, qui ho tutto: i miei cari, i miei ricordi, i miei rimorsi, le mie vittorie. Vivo a volte perché Ortona vive. E ha tutto: un angolo di Paradiso che alcuni miei concittadini non riescono a vedere ancora. Ha il mare e la montagna, ha la bottega che ti accoglie, la storia che ti fa sentire piccolo, la campagna che ti risveglia i sensi».

Il tuo “ luogo del cuore” di Ortona?

«La spiaggia della Ritorna. Da adolescente con i miei compagni di viaggio ( Claudia, Daniele, Marco, Irene) andavo a farmi qualche birra e a parlare di poesia, seduti su una barca ormeggiata lì e guardando le stelle sotto il suono delle onde. A volte scrivevamo, alcuni parlavano, altri ridevano. Era una sorta di Cenacolo adolescenziale. E sono ancor più felice perché con questi compagni continuo a percorrere il viaggio della mia vita: non si è incrinato niente, tutto è lo stesso, ed è molto difficile avere persone che ti apprezzano per quello che sei e che ti accompagneranno fino alla fine».

Tommaso Bernabeo - Spiaggia la Ritorna

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

«Imminente ho due spettacoli con gli Amici del Teatro, uno di questi l’8 e il 9 giugno a Palazzo Corvo per concludere una stagione che è stata ricchissima di soddisfazioni. Poi i saggi con l’ Accademia dello Spettacolo con la quale collaboro da decenni come insegnante, uno stage sempre con loro dal 21 al 26 luglio a Pescasseroli e sto progettando il calendario estivo. Tra tutti, un piccolo gioiello: un reading su Lovecraft che faccio con miei allievi e che spero di poter vendere il prossimo anno».

Concludiamo sognando. Un sogno professionale che speri di realizzare e uno proibito?

«Il professionale poter recitare in un Macbeth, il testo che amo più in assoluto. Il proibito vorrei dire : recitare in un Macbeth diretto da David Lynch, ma so che finiremo nell’impossibile, quindi ti dico questo. Essere osceno in qualche spettacolo, dare scandalo, far gridare allo schifo. In un mondo governato dall’ignoranza, solo un po’ di sana ribellione dadaista potrebbe risvegliare gli animi addormentati».

Tommaso Bernabeo, Ortona e il teatro nel cuore ultima modifica: 2019-05-31T09:00:37+02:00 da Andrea La Rovere

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