La fuga del re, Ortona al centro della storia italiana

itOrtona

STORIA

La fuga del re, una pagina di storia discussa

La fuga del re Vittorio Emanuele III

Esattamente 75 anni fa, nel settembre del 1943, l’Abruzzo, e in particolare Ortona, furono per qualche giorno al centro delle sorti del paese per la fuga del re.

La situazione in Italia

Cosa accadde in quei frenetici giorni di fine estate? L’Italia era divisa in due tra l’avanzata alleata e l’invasore teutonico; l’esercito italiano era allo stremo e tante città, tra cui Pescara, fiaccate dai continui bombardamenti alleati.
Mussolini, additato come lo scellerato artefice del disastro militare, è già stato destituito in estate. Il duce è recluso a Campo Imperatore e si decide, in gran segreto, di optare per l’armistizio con le forze alleate.

Il porto di Ortona

Il porto di Ortona

Il 3 settembre, l’accordo viene siglato a Cassibile, in provincia di Siracusa, tra i generali Eisenhower e Castellano. La segretezza dovrebbe dare tempo di organizzarsi in attesa dell’annuncio del Maresciallo Badoglio, che arriverà l’otto settembre, rendendo storica tale data.
Il caos regna sovrano, cessa la resistenza dell’esercito verso gli alleati, ma non è chiaro se si dovrà combattere contro i nazisti e le comunicazioni sono piuttosto ambigue. I tedeschi, dal canto loro, hanno già disposto una serie di azioni contro il tradimento italiano. Tra queste l’operazione Eiche, che prevede la liberazione di Mussolini e il tentativo di restaurare il regime almeno al Nord. Sarà la disastrosa Repubblica di Salò.
In questo clima di grande confusione, si consuma una delle pagine più discusse della storia d’Italia, la fuga di Re Vittorio Emanuele III dal porto di Ortona.

La fuga del re da Ortona

Ma vediamo come andarono le cose. Ufficialmente il re, con Badoglio e la sua corte, cercò rifugio a Brindisi temendo rappresaglie contro Roma e per gestire da lì il governo. In realtà la precipitosa fuga lasciò allo sbando l’esercito e le istituzioni. Non solo, la possibile resistenza di Roma non viene nemmeno tentata, lasciando campo libero ai nazisti.

Il castello di Crecchio

Il castello di Crecchio

In tutto ciò si inserisce l’Abruzzo da protagonista. Ortona è da tempo città di grande rilevanza strategica, capo orientale della Linea Gustav. Nelle ore seguenti all’armistizio si organizza la fuga; sono momenti febbrili, in un primo tempo si pensa di raggiungere con la tiburtina Pescara e fuggire da lì in aereo. L’ipotesi viene scartata, chi dice perché la salute della regina non le permetteva di volare, chi perché l’aeronautica, fedele al fascismo, disapprovasse la fuga del re.
Si fa allora arrivare la Baionetta, una corvetta della Marina Militare, corpo per tradizione fedele alla monarchia. Il piano prevede l’imbarco da Pescara, ma ancora una volta le cose non andranno così; solo Badoglio, dopo aver pernottato a Palazzo Mezzanotte a Chieti, nella notte scenderà precipitosamente a Pescara e si imbarcherà. Il re decide di partire da Ortona, ritenuta più sicura, dopo aver trascorso la notte nel castello ducale di Crecchio, dimora di una amica famiglia nobile. Per questo spesso Crecchio viene menzionata come Capitale d’Italia per un giorno.

La corvetta Baionetta

La corvetta Baionetta

Il giorno dopo il destino si compie, Re Vittorio Emanuele III si imbarca da Ortona e raggiunge Brindisi. Gli storici dibatteranno a lungo: la fuga del re fu mera necessità o indecorosa fuga?

L’Abruzzo in guerra dopo la fuga

Certo è che la vicenda non porterà fortuna all’Abruzzo, fino ad allora toccato marginalmente dalla guerra. Il 12 settembre i paracadutisti libereranno Mussolini da Campo Imperatore, condannandolo così forse alla sua tragica e ingloriosa fine. Pescara, dopo quelli di agosto, sarà colpita a settembre e dicembre da nuovi pesantissimi bombardamenti che causeranno migliaia di morti e la distruzione della città.
E Ortona? La nostra cittadina, proprio per la strategica posizione a capo della Linea Gustav, dovrà pagare un pesante debito di sangue. Ritenuta un simbolo da Hitler in persona, fu teatro della tragica Battaglia di Ortona a Natale. Bombardamenti e combattimenti casa per casa causarono più di mille morti civili e circa tremila militari, oltre a portare grande distruzione per le vie del paese.
Ortona fu premiata con la Medaglia d’oro civile e ricorda ancora oggi i giorni della “piccola Stalingrado” con un museo dedicato. Ma sarà anche tra le protagoniste delle eroiche vicende dalla Brigata Maiella.
Ma questa è un’altra storia.

La fuga del re, una pagina di storia discussa ultima modifica: 2018-11-05T09:24:11+01:00 da Andrea La Rovere

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top